TECNICA PIANISTICA

Scale e arpeggi

Una buona articolazione e indipendenza delle dita sono alla base per una corretta esecuzione di scale e arpeggi.
Nelle scale, come in ogni altra circostanza, è importante che le dita si trovino in anticipo sui tasti che devono azionare, in modo particolare il pollice. Per garantire una perfetta uguaglianza, infatti, è necessario che al passaggio del pollice non si avverta alcun cambiamento di sonorità, nessun accento, cosa assai frequente per chi non "prepara" il pollice con adeguato anticipo. Ci sono due sistemi per affrontare lo studio delle scale e in modo particolare del passaggio del pollice.
Uno di questi prevede l'azione esclusiva delle dita, lasciando tranquille le mani, i polsi e gli avambracci. Il tutto è affidato all'articolazione delle dita e al loro massimo impiego. In questo modo esse devono compiere da sole tutto il lavoro, saranno costrette ad esplicare il massimo dell'efficienza e di energia.
Il secondo modo consiste nel far partecipare al movimento sia il polso che il braccio. Essi partecipano con piccoli e a volte impercettibili spostamenti laterali per agevolare il movimento e per mantenere quella condizione di elasticità necessaria ad evitare qualunque irrigidimento.
Nell'esecuzione finale sarà l'insieme di questi due procedimenti che porterà al risultato migliore.
Con l'esercizio continuo il tutto sarà assimilato e diventerà naturale, immediato. Nell'eseguire una scala in velocità, magari inserita in un contesto musicale, non ci si dovrà mai concentrare sul tipo di movimenti e di spostamenti da adottare. Le dita, la mano, il polso e tutto l'apparato di cui disponiamo, sapranno fronteggiare al meglio ogni difficoltà e in modo assolutamente spontaneo e istintivo. Ogni movimento, aggiustamento, preparazione saranno divenuti naturali, liberi e noi dovremo solo preoccuparci dell'aspetto puramente espressivo.

All'inizio si deve studiare la scala lentamente, preparando il pollice in anticipo sotto il palmo della mano (appena si sta suonando la nota immediatamente precedente a quella che dovrà suonare il pollice). Questa posizione (il pollice che "aspetta" il suo turno standosene sotto il palmo) è un po' scomoda e costringe la mano ad una piccola torsione. Ma quello che può sembrare un controsenso con le precedenti affermazioni (e cioè che la mano deve sempre essere in condizioni di elasticità e mai di tensione) risulta essere un esercizio utile perché educa le dita alla preparazione. In velocità il movimento diverrà più naturale e fluido, lo spostamento da una posizione all'altra, con il passaggio del pollice, sarà più efficace e uniforme.
Ricordate sempre il mio principio: all'inizio studiare lentamente e forte con movimenti ampi ed esagerati, successivamente si ridimensiona il tutto in un insieme di gesti piccoli, naturali e fluidi.
Naturalmente il peso costante del braccio su tutte le dita garantirà un'assoluta uniformità del suono con un legato perfetto.
Nella parte discendente della scala (ascendente per la sinistra) il pollice funge da perno per la preparazione del 3° o del 4° dito che, posizionandosi sopra di esso, si preparano ad azionare il tasto successivo. Un errore da evitare è quello di lasciare la mano sbilanciata (verso l'interno) con il polso arcuato verso l'esterno anche dopo aver suonato il tasto successivo al pollice. Non appena il pollice abbandona il tasto che stava suonando, deve riposizionarsi in avanti, prevedendo il senso discendente (ascendente per la sinistra) della scala. In questo modo la mano si riporta immediatamente nella sua posizione naturale e bilanciata.

Le considerazioni appena fatte sono da attuare, sebbene con qualche accorgimento in più, anche nello studio degli arpeggi.
Anche in questo caso il passaggio da una posizione all'altra della tastiera non deve compromettere l'uniformità del suono e l'uguaglianza nell'andatura.
Durante un arpeggio, però, le note sono più distanti rispetto alla scala, quindi il solo movimento del pollice non è sufficiente. In questo caso intervengono a darci una mano il polso e il braccio, con un leggero spostamento del gomito verso l'esterno. Le dita, ancora una volta, devono preparare in anticipo l'attacco dei tasti che conpongono l'arpeggio.

Per comprendere meglio tali affermazioni riporterò come esempio un frammento dello
Studio in Do min. op.10 n.12 di Chopin:


Bisogna per prima cosa studiare molto lentamente il passo e con la massima attenzione ad aggiustare gli spostamenti in modo fluido, naturale e intelligente.
Le dita devono essere già posizionate sulle prime tre note, la mano, quindi, dovrà assumere una posizione aperta in modo tale da favorirne l'attacco. Non appena si sarà suonato il secondo DO (con il pollice), il quarto dito si preparerà a suonare il RE successivo (pollice sotto la mano e polso leggermente inarcato verso l'esterno). Arrivati a questo punto, dopo aver suonato il RE, si deve evitare di mantenere la mano sbilanciata: bisogna immediatamente riposizionare il pollice verso il DO successivo così da garantire un equilibrio naturale della mano e delle dita e, cosa ancora più importante, la preparazione a seguire la linea melodica che sale. Così il pollice suonerà il DO in modo tranquillo, naturale e fludio.

Se dopo le note:

si lascia il polso inarcato a sinistra verso l'esterno (posizione che aveva assunto per facilitare il passaggio del 4° dito) con uno scatto improvviso questo cambierà la sua posizione per spostare il pollice verso l'alto, sul DO che deve suonare. Inevitabilmente si produrrà un suono sforzato, innaturale e non uniforme.

Viceversa, alla fine del movimento ascendente:

la linea melodica non continua a salire, ma torna indietro. Il pollice dovrà quindi rimanere sotto la mano e il polso mantenere la sua posizione verso l'esterno.

È importante, come abbiamo visto, "prevedere" quello che succede immediatamente dopo un passo che stiamo eseguendo, perché la preparazione anticipata è l'unica via per garantirci quella sicurezza e quella elasticità necessarie a rendere "infallibile", naturale e libero ogni passaggio.