IL XX SECOLO

IL PIANOFORTE NEL XX SECOLO

Il passaggio dal tardo-romanticismo al '900 fu lento e graduale. Molti compositori iniziarono la loro attività produttiva durante l'ultima fase del pianismo romantico per poi protrarsi, in netta evoluzione, fin quasi alla metà del XX secolo.
Intorno alla fine dell'Ottocento si ferificò un progressivo cambiamento dello stile; la ricerca timbrica, armonico-tonale e ritmica segnarono una nuova fase nello sviluppo della letteratura pianistica.
Dopo Liszt, un altro grande pianista-compositore segnò un'evoluzione significativa del nostro strumento: F. Busoni.
Egli, in contrasto con il pianismo dei tardo-romantici e degli impressionisti, fece ritorno ad una scrittura polifonica, senza tralasciare le conquiste trascendentali raggiunte da Liszt.
Della stessa tendenza si possono citare altri pianisti e in modo particolare P. Hindemith, il cui Ludus Tonalis può essere considerato il Clavicembalo ben temperato moderno.
Con M. Ravel il pianoforte conobbe una nuova era. In contrapposizione all'impressionismo di Debussy, Ravel predilesse quei valori di chiarezza e di precisione che Debussy aveva accuratamente evitato, nascosto dietro a quel suo mondo di mistero, vaghezza, dissolvimento, immaginazione. Ravel è più concreto, architettonico e per eseguire i suoi brani occorrono requisiti di chiarezza e di precisione molto raffinati.
A.Schönberg rappresenta il passaggio alla musica atonale. Attento all'evoluzione che il pensiero musicale aveva subito, con il disfacimento del sistema armonico-tonale (attuato già da Wagner) egli fu l'artefice e il protagonista di quella rivoluzione tonale che nel XX secolo caratterizzerà molte opere musicali.
B. Bartók trovò nel canto popolare una materia prima inedita e preziosa. Le scale, i ritmi, le melodie di quelle tradizioni etnofoniche, sconosciuti all'occidente, furono i materiali che egli utilizzò per proporre un nuovo pianismo. Bartók fu attento anche all'aspetto didattico, che si svolgeva nell'ambito del nuovo mondo sonoro da lui scoperto (ne sono testimoni i 6 fascicoli del Mikrokosmos e i 4 libri Per bambini). Come altri musicisti dell'epoca, impiegò spesso il pianoforte come strumento a percussione, ponendo in rilievo gli elementi di ossessione ritmico-timbrica.
Questi effetti sonori si ritrovano anche in S. Prokofiev, il cui tragitto stilistico è segnato nelle 9 sonate che si sviluppano dagli anni di studio a quelli della maturità.
A differenza di quanto si era verificato durante il secolo XIX, in cui ogni compositore aveva dedicato, chi più chi meno, molta parte delle proprie produzioni al pianoforte, nel XX secolo solo Ravel, Bartók e Prokofiev mostrarono una predilezione per l'opera pianistica che si mantenne costante per tutto il loro periodo creativo. Questo perché il pianoforte aveva perso il suo ruolo predominante che aveva avuto durante il Romanticismo e per tutto l'Ottocento. Nell'epoca moderna il pianoforte sembra avere suscitato minore interesse verso i compositori e questo può essere spiegato con motivazioni di varia natura.
Da una parte è cambiata la figura del compositore, che prima era anche interprete e che rivolgeva al pianoforte (strumento che lui adoperava nelle sue esibizioni) tutte le attenzioni e le proprie ricerche tecnico-espressive; questa bivalenza, propria dei compositori del XIX secolo, di essere i creatori e allo stesso tempo gli interpreti della loro musica, aveva contribuito ad alimentare il repertorio pianistico.
Dall'altra, l'attenzione posta ai problemi timbrici di tutti gli strumenti e alle possibilità di aggregarli ha spostato l'interesse di molti compositori. 

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